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Cura dell’Orchidea Phalenopsis
Come prendersi cura dell’Orchidea Phalaenopsis
Portamento elegante, forme sinuose, un incanto per gli occhi che non ti stancheresti mai di ammirare. E’ di una diva che stiamo parlando ma non di Hollywood, la diva tra le piante: l’Orchidea Phalaenopsis.
Ormai in pochi non la conoscono, la bellezza e l’eleganza di questa pianta conferisce a tutti gli ambienti un tocco raffinato, si adatta ad ogni stile ed è un regalo perfetto per qualsiasi occasione: un compleanno, un’inaugurazione o un anniversario.
Vediamo insieme come prendersi cura dell’orchidea phalaenopsis, tanti consigli utili e buone pratiche per curare al meglio questa meravigliosa pianta.
Appartenente alla famiglia delle Orchidiaceae, l’Orchidea Phalenopsis è la specie più diffusa e conosciuta. Sono diffuse un po’ ovunque ma sono principalmente originarie delle zone tropicali.
La maggior parte delle orchidee, tra cui la nostra Phalaenopsis, sono piante epifite, ovvero con radici aeree, che non affondano cioè nella terra ma in natura si aggrappano a tronchi o rocce beneficiando dell’umidità dell’aria e delle piogge frequenti che caratterizzano le foreste e le zone tropicali.
L’Orchidea Phalaenopsis è caratterizzata da foglie allungate, grandi, lucide, carnose e di un verde intenso che partono da un unico “fusto” centrale. In genere sviluppano uno o più steli eretti sulle cui estremità si sviluppano i fiori che possono avere tanti colori diversi e ricordano la forma di una farfalla, caratteristica a cui deve il suo nome “phalaena” e “opsis”, cioè “simile a una falena”.

La luce un fattore molto importante per prendersi cura dell’orchidea phalaeonopsis nel modo giusto, e per trovare la sistemazione migliore per la nosta orchidea dobbiamo ricordarci le sue origini. In Italia sono piante che difficilmente sopravvivrebbero tutto l’anno fuori casa. Le attenzioni di cui hanno bisogno dipendono dalla zona climatica in cui si vive, ma ci sono delle regole base valide per tutti, vediamole insieme, ti sveleremo anche qualche piccolo trucchetto per capire la pianta se manifesta qualche segno di malstare per intervenire subito e prenderti cura della tua orchidea con tutta la soddisfazione che questa stupenda pianta è in grado di dare!
Essendo un apianta di origine tropicale, l’orchidea phalaenopsis necessita, in generale, di essere posizionata in un ambiente molto luminoso ma lontano dalla luce diretta del sole, i cui raggi, specie nelle ore più calde, potrebbero bruciare le foglie. La temperatura sarebbe meglio non superi i 30° se non vi è un apporto sufficiente di umidità e in inverno sotto i 14° la pianta inizia a soffrire. Dovrà inoltre essere posizionata lontano da fonti di calore e da correnti d’aria.
Ti starai chiedendo, ma allora dove la metto sta pianta?
Una buona posizione potrebbe essere in una finestra a est con la luce del sole schermata da una tenda tirata (che la scherma anche dal calore dei calorifieri accesi in inverno), oppure su una mensola vicino o di fronte a una finesta a sud, in modo che la pianta benefici il massimo della luce naturale. Quando troverai la giusta posizione sarai già a metà dell’opera!
Un’orchidea che ha bisogno di essere bagnata presenta dei segni inconfondibili:
– radici aregenteee, asciutte e rugose
– foglie raggrinzite e assottigliate, ingiallite e secche nei casi gravi
– appassimento prematuro dei fiori se in fioritura.
La gravità del danno e il recupero della pianta dipendono direttamente da quanto tempo l’orchidea ha sofferto la siccità.
Il consiglio è prevenire, garantendo all’orchidea un costante apporto di umidità perché cresca rigogliosa.
Annaffiare un’Orchidea
Cominciamo dalle basi: con che acqua bagnare le orchidee?
L’acqua di rubinetto contiene calcare, sali e sostanze che non fanno molto bene alla pianta. Se non abbiamo alternative possiamo utilizzare acqua di rubinetto, ma almeno avendo cura di averla fatta decantare qualche ora in un recipiente aperto.
Per bagnare l’orchidea è meglio usare acqua demineralizzata. Anche l’acqua piovana può andare bene, ma meglio non raccogliere la prima che cade, specie dopo un periodo di siccità perché potrebbe contenere inquinanti.
Immersione
Il metodo migliore è immergere il (solo) vaso in una bacinella di acqua avendo cura che l’acqua non arrivi al colletto della pianta (il fusto) e che la stessa non si ribalti immergendosi. Il livello dell’acqua deve essere sempre al di sotto dell’altezza del vaso.
Attendere mezzora, tirarla fuori e far scolare l’acqua molto bene prima di rimetterla nel portavaso.
Nebulizzazione
Sono piante che amano un alto tasso di umidità ambientale, pertanto apprezzano moltissimo qualche bella nebulizzata sulle foglie (e solo le foglie, non il colletto o si rischia il marciume).
E’ anche possibile porre nelle vicinanze della pianta un sottovaso con argilla espansa e acqua questo contribuirà ad aumentare il tasso di umidità nell’aria e al benessere della nostra orchidea.



E’ possibile concimare le orchidee due volte l’anno, una nel periodo primaverile utilizzando concime a base azotata, l’altro in autunno per integrare apporti di fosforo e potassio. Importante è utilizzare concimi specie specifici e somministrarli sempre a radici già bagnate per evitare di bruciarle.
Considerando che in natura le orchidee vivono aggrappandosi a tronchi o rocce possiamo facilmente intuire che non necessitano del classico vaso con terra. Possono quindi essere ocltivate su porzioni di corteccia e sfagno. Nel caso volessimo tenerla in vaso, il terreno da utilizzare deve essere specifico per orchidee che non crei ristagni di acqua e non trattenga l’umidità: il cosidetto bark, corteccia di conifere.

Rinvasare un’orchidea
Una buona pratica prima di procedere a rinvasare un’orchidea è bagnare il substrato in modo che le radici si ammorbidiscano, in questo modo, limitiano i danni alle radici che quando sono secche tendono a rompersi facilmente.
Dopo aver estratto la pianta dal vaso è bene rimuovere tutte le parti morte della pianta, recidendo le radici morte con delle forbici pulite.
Il vaso giusto per le orchidee
Il vaso migliore è trasparente con fori di scolo sul fondo. In questo modo anche le radici beneficeranno della luce ambientale e sarà anche pià facile per te monitorarne lo stato di salute.
Inserisci quindi le radici dell’orchidea nel vaso e procedi a immettere il bark fino a riempimento. Una volta ultimato, ricordati di bagnare l’orchidea nel suo nuovo vaso.
L’orchidea si moltiplica producendo nuove piantine dalla base del fusto o dagli steli floreali a fioritura ultimata.
Le nuove piantine sono dette keiki e, una volta che avranno sviluppato un apparato radicale proprio, sarà possibile staccarle dalla pianta madre e trattarle come piante adulte a tutti gli effetti.

L’orchidea teme in assoluto i marciumi radicali e del colletto. Per questo bisogna fare molta attenzione quando la si bagna a non bagnare il fusto o l’ascella delle foglie e bisogna sempre far si che l’acqua in eccesso dopo l’immersione scoli via bene.
Se tenuta all’esterno è facile preda di lumache e chiocciole, meglio posizionarla in alto, non a terra sopratutto di notte quando questi animaletti sono attivi.
I parassiti più comuni che infestano le orchidee sono sicuramente le cocciniglie, cotonose o a scudo, capita spesso di trovarle sulle foglie e sui fiori. Succhiano la linfa della pianta indebolendola e produconoo una melassa, una sostanza appiccicosa che possiamo trovare sulle foglie o anche sul ripiano su cui è posizionata l’orchidea. Queste bestioline vanno rimosse imbevendo un batuffolo di cotone con alcool denaturato e passate le foglie sopra e sotto.
Ma c’è una domanda che attanaglia chiunque abbia un’orchidea e che prima o poi si pone..
Come faccio a far rifiorire un’orchidea phalaenopsis?
Eh, perché quando la compriamo o ci regalano una splendida orchidea in confezione regalo è stupendamente in fiore..ma poi? Le fioriture possono essere anche molto abbondanti, durature e su più di uno stelo, ma un problema comune è proprio capire come fare a farla rifiorire.
Per questo occorre monitorare lo stelo su cui è avvenuta la fioritura, se si secca, va reciso. Se resta verde e turgido invece è possibile lasciarlo sulla pianta e produrrà sicuramente o un keiki o nuovi steli floreali.
Che si taglino gli steli o no c’è una condizione necessaria alle orchidee per fiorire: oltre infatti a fornire sempre tanta luce e un buon tasso di umidità, l’orchidea phalaenopsis per rifiorire ha bisogno di uno sbalzo termico. La pianta va cioè tenuta in una stanza la cui temperatura costante è di circa 15°-16° per un periodo che può variare da una settimana a un mese.
E tu, hai provato i nostri consigli?
Hai altri suggerimenti o un asso nella manica e vuoi condividere con noi tuoi trucchi per curare le orchidee phalenopsis? Scrivicelo nei commenti, amiamo condividere l’amore per curare le piante!
Buona sera Mi chiamo Patrizia e vorrei un’informazione sull’architettura phalaenopsis
Ho un’orchidea phalaenopsis con steli senza fiori
Io vorrei sapere se posso nebulizzare gli steli
Aspetto una sua risposta Grazie Buona serata
Buona sera Mi chiamo Patrizia e vorrei un’informazione sulla orchidea phalaenopsis
Vorrei sapere se posso nebulizzare lo stelo dell’orchidea senza fiori
Aspetto una sua risposta Grazie Buona serata